Spin Dictator? La Russia di Putin nel XXI secolo, Il Mulino, 1/2025, marzo, pp. 59-67

Masha Gessen ha dedicato a Vladimir Putin un fortunato saggio dal titolo L’uomo senza volto (2022). Quando fece il suo ingresso sulla scena mondiale, l’ex funzionario del KGB era un enigma, con alle spalle una carriera mediocre e senza un profilo politico netto. Possiamo oggi disegnare un ritratto in chiaro dell’uomo che domina la politica russa dal 1999? E soprattutto chiederci: che tipo di regime ha costruito nei primi venticinque anni di questo secolo? Le opinioni divergono. Per alcuni Putin è un tecnocrate pragmatico che ha utilizzato gli strumenti della moderna comunicazione di massa per costruire un regime basato sul consenso e lo sviluppo economico. Costretto a difendersi dall’aggressione occidentale (sotto forma dell’espansione della NATO verso Est), Putin è pronto a riprendere il suo ruolo preferito di tecnocrate modernizzante non appena l’Occidente smetterà di provocarlo. Per altri, la maschera è caduta e, con l’invasione su vasta scala dell’Ucraina, ha svelato il vero volto di un dittatore non troppo dissimile da quelli che hanno infestato l’Europa tra le due guerre mondiali del Novecento. I paralleli con gli anni Trenta abbondano nella pubblicista odierna. Sia quelle dittature che questa usano repressione, propaganda, ideologia e guerra come strumenti di governo. La meccanica dell’oppressione e della falsificazione si è adeguata alle innovazioni tecnologiche, ma i princìpi non sono cambiati.

Nelle pagine che seguono cerco di offrire una risposta. Piuttosto che postulare una dicotomia netta tra uso della propaganda e uso della paura, mostrerò come Putin utilizzi entrambe: quando la prima non basta ricorre alla seconda. Il presidente russo ha inasprito la sua retorica antioccidentale, la repressione interna e si è lanciato in avventure militari quando la mobilitazione democratica in patria si è intensificata e quando due paesi dell’ex Unione Sovietica, Georgia e Ucraina, hanno deciso di avvicinarsi all’Occidente. Il timore del dittatore non era tanto l’accerchiamento della NATO, quanto che i processi democratici nei paesi limitrofi potessero innescare un effetto domino che contagiasse anche la Russia, mettendo in pericolo il suo potere. A quel punto ha anche cristallizzato alcune idee guide che oggi formano l’ideologia ufficiale dello stato russo, quali lo sguardo euroasiatico, il rifiuto dell’occidente, la missione civilizzatrice della Russia e i valori conservatori. Nel corso di questi venticinque anni Putin è andato sempre più ad assomigliare ai dittatori del XX secolo, come ad esempio Benito Mussolini. Nel testo che segue argomento questa tesi ripercorrendo alcuni eventi cruciali della storia russa recente — la lotta tra il Presidente e gli oligarchi negli anni Duemila, l’aumento del budget statale, le proteste contro il regime, e la reazione di Putin. Inoltre, mostro che i russi non sono portatori di un “gene” antidemocratico. Quando ne hanno avuto la possibilità, essi hanno manifestato, votato per l’opposizione e affrontato la prigione per esprimere le loro opinioni. Anche oggi, pur nascosta sotto l’oppressione del potere, la libertà resiste.

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