Nel docufilm di Steve James la vicenda dei coniugi Hall, che nel ’43 passarono ai russi informazioni sulla bomba al plutonio. Mentre in Ucraina si consumava un massacro di ebrei per mano dei tedeschi, raccontato da Sergei Loznitsa nel documentario ‘The Kiev trial’
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Negli anni Ottanta e Novanta a Cambridge, Inghilterra, una gentile signora di origini americane, Joan Hall, offriva lezioni private di inglese ai molti italiani che frequentavano l’università. Laureata nella nostra lingua e in russo, Joan si dilettava anche di poesia: ho in mano una sua silloge pubblicata privatamente, More Poems, uscita in quel periodo e regalata agli allievi preferiti. Joan viveva con il marito Ted, un esperto di microscopi impiegato presso il Cavendish Laboratory. Quella coppia affabile nascondeva uno dei segreti più esplosivi di tutta la guerra fredda: Ted nel 1943 fece avere ai Russi una descrizione precisa della bomba al plutonio, oltre ai nomi di tutti gli scienziati coinvolti nel progetto Manhattan. Le sue informazioni furono molto più importanti di quelle passate dai coniugi Rosemberg, condannati alla sedia elettrica, e da Klaus Fuchs. Il regista Steve James ha ricostruito la loro storia in A Compassionate Spy, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
La lunga intervista a Joan, oggi novant’enne, fanno di A Compassionate Spy lo straordinario racconto di un sodalizio amoroso durato sessant’anni e del gesto indicibile che li univa. Ted è lo scienziato più giovane assunto a Los Alamos per lavorare alla costruzione della bomba. Diversi ricercatori erano furiosi che ai Sovietici non fosse stato chiesto di partecipare al progetto. Ted temeva anche che la bomba in mano ai soli americani avrebbe messo in pericolo il mondo intero. E così decide di raccontare tutto agli emissari dell’NKVD. Il documentario ricostruisce nei dettagli questo aspetto, ma è l’amore di una coppia cementata ma anche corrosa dal segreto che rende la storia di valore universale. Per quasi vent’anni i coniugi Hall vengono pedinati e tutte le loro conversazioni intercettate dall’FBI. Ad un certo, preparano la fuga a Mosca. “Ero eccitata da quella possibilità”, racconta Joan con una buona dose di ingenuità. Quando vengono a sapere che i Rosenberg stanno per essere giustiziati per reati che hanno commesso loro, Ted vuole autodenunciarsi, ma la moglie lo dissuade: “non servirebbe a nulla”. Quando finalmente Ted ottiene un posto a Cambridge, i due si possono rilassare e crescere le tre figlie. Solo nel 1998, Ted ammetterà pubblicamente il suo gesto. A Compassionate Spy ci ricorda che un individuo singolo può cambiare il corso della storia. Grazie a lui, L’Urss ottenne la bomba con circa cinque anni di anticipo. Ted assunse su di sé una responsabilità immensa, il portatore di una hybris enorme, con l’invidiabile certezza di aver fatto la scelta giusta.
Proprio negli anni in cui Ted Hall era a Los Alamos, in Ucraina si consuma in Ucraina il massacro sistematico degli ebrei (più di un milione di vittime) da parte dell’esercito tedesco e delle SS. Nel 1946 si tenne a Kiev un processo contro undici criminali di guerra nazisti responsabili a vario titolo. I lavori della corte furono ripresi da una troupe di Mosca, ma il filmato non fu mai mostrato al pubblico. Il regista Sergei Loznitsa ha trovato il materiale e l’ha montato, senza inserire alcun altro elemento aggiuntivo, se non pochi cartelli con i nomi dei protagonisti. Il risultato è lo straordinario The Kiev Trial presentato anch’esso a Venezia. Vittime e carnefici raccontano i massacri dei bambini, gli stupri delle donne, le impiccagioni dei partigiani. Quando il pubblico ministero chiede ad un nazista perché ha ordinato di uccidere tutti i bambini di un villaggio, questi risponde: “correvano dappertutto”. Un altro imputato giustifica l’olocausto col bisogno di creare uno “spazio vitale”. A Stalino, tutti gli abitanti vengono uccisi e gettati in un pozzo, che viene fatto esplodere. I superstiti raccontano un inferno di fango e di sangue. Molti dei villaggi sono gli stessi che sentiamo oggi nelle cronache dal fronte in Ucraina. Lo spettatore rimane in silenzio, e piange, quando viene messo difronte a tale infinita crudeltà. Minaccia nucleare, crimini contro l’umanità e genocidio, resistenza armata, furenti dibattiti su pacifismo e diritto di difesa, responsabilità individuale e scelte tragiche: questi due film parlano, purtroppo, anche di noi.